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Inter, che combini? Tre rigori sbagliati, Immobile implacabile: in finale col Napoli ci va il Bologna

Il regalo di Natale anticipato ha un mittente conosciuto: il destino. Ciro Immobile, al rientro a pieno regime dopo l’infortunio, segna il rigore decisivo della lotteria e manda il Bologna in finale di Supercoppa contro il Napoli di Conte, di scena lunedì. Destino, dicevamo. Immobile in questo stadio ha già vinto lo stesso trofeo con la Lazio nel 2019. L’Inter, passata in vantaggio e poi rimontata, poco cinica e con alcune scelte un po’ così (perché Sucic dentro e non Calhanoglu?), si scontra contro il muro alzato da Ravaglia e con diverse occasione sprecate, soprattutto nella ripresa. Decisivi gli errori dal dischetto di Bastoni, Barella e Bonny, rei di aver calciato davvero male (due parati, uno altissimo). Nel Bologna segnano Ferguson, Rowe e Ciro: 3-2 (4-3 totale dopo i rigori). Per Italiano si tratta della quinta finale tra Bologna e Fiorentina. 

IL GOL E L’EPISODIO – Stavolta entrare allo stadio dopo la solita mezz’ora non ha portato bene. In Arabia Saudita si usa palesarsi alla partita al 30/35’ o addirittura nel secondo tempo. Male. I sauditi ritardatari si sono persi il gol di Thuram, arrivato come uno schiaffo dopo 2’. Cross dalla sinistra di Bastoni – quinto assist stagionale – e destro al volo di Marcus, alla nona rete dell’annata. L’episodio chiave al 58’, poi, quando Chiffi prima dà un rigore all’Inter per un fallo di Heggem su Bonny e poi lo toglie dopo la revisione al Var, tra le proteste dell’Inter. Barella si allontana dal monitor con le mani nei capelli. 

ORSOLINI, CHE RIGORE – Dev’essere un vizio. Da quando è all’Inter Bisseck ha concesso tre rigori, tutti e tre per falli di mano: Genoa, Lazio e oggi Bologna. Il tedesco, schierato braccetto al posto di Akanji, ha causato il penalty al 35’ a seguito di una leggera spinta di Castro. Chiffi ha indicato il dischetto dopo aver rivisto l’azione al Var per un pugno di minuti. Orsolini, arrivato a 23 centri su 26 tentativi, ha calciato alla destra di Martinez realizzando il suo nono gol in stagione. Chirurgico. Il manifesto di un Bologna aggressivo, battagliero, per nulla fiaccato dal gol a freddo, bensì galvanizzato dalla spregiudicatezza di Italiano: palla a terra, sventagliate, pressing sui portatori. Un neo: l’uscita di Bernardeschi per infortunio a una spalla (41’). 

LA CHIAVE: POCO CINISMO – Difficile snocciolare una partita con due stili diversi legati da punti in comune che ne avvolgono lo stile di gioco. L’Inter, “bonnyzzata” a tal punto che i mediani hanno cercato sempre lui in profondità, ha sviluppato il gioco con la catena mancina andando a pescare il sinistro di Dimarco, usando Luis Henrique come una sorta di “palla a lui per cercare lo spunto”. Un bel destro neutralizzato da Ravaglia, che poi si è ripetuto su Dimarco e anche su Lautaro, entrato nel secondo tempo (due ottimi interventi). Italiano, invece, ha impostato alto, altissimo, coi centrali come primi costruttori. Ne è uscita una gara dove Castro – richiamato un paio di volte da Italiano – si è sacrificato parecchio. Cambiaghi, entrato a mezz’ora dalla fine per dar fastidio a Bisseck, ha prodotto un paio di assoli, ma la differenza l’ha fatta il cinismo: ai nerazzurri è mancato. L’Inter – creatrice di occasioni – ha avuto cinque palle gol per chiuderla nella ripresa: oltre a Luis e Dimarco, anche Lautaro, Zielinski e De Vrij, reo di aver spedito fuori un colpo di testa. Al 90’ gloria per Martinez, bravo a neutralizzare un destro di Fabbian. Alla fine, però, la scena se la prende Ravaglia, protagonista di grandi interventi e con due rigori parati. 

MENO TIFOSI – Il colpo d’occhio si è visto. Bologna-Inter ha chiuso con 16591 spettatori, compresi i cinquecento bolognesi arrivati fino a Riad. Circa ottomila tifosi in meno rispetto a Napoli-Milan, dove il tifo rossonero ha dominato. In Arabia la storia è nota: i ragazzini girano con le maglie di Kakà e Vieri. Il pubblico dell’Al-Awwal Park è stato filo interista, ma con una stortura: il gruppetto degli “ultrà” era in curva sud, non in nord. A festeggiare sono stati i rossoblù: ne è valsa la pena viaggiare.

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