2018. Viviamo in barca da dieci anni e siamo felici

Benvenuti nella sezione speciale “GdV 5o Anni”. Vi stiamo presentando, giorno dopo giorno, un articolo tratto dall’archivio del Giornale della Vela, a partire dal 1975. Un consiglio, prendete l’abitudine di iniziare la giornata con le più emozionanti storie della vela: sarà come essere in barca anche se siete a terra.
Da 10 anni viviamo felici in barca con 500 euro al mese
Tratto dal Giornale della Vela del 2018, Anno 44, n. 08, settembre, pag. 94-102.
Una coppia ha scelto di cambiare vita, vive da dieci anni a bordo di una barca di 12 metri con un budget low cost. Cosa significa diventare un “liveabord” e come si fa a mantenersi cambiando vita per vivere a contatto con il mare.
Giampaolo Gentili e sua moglie Başak hanno fatto il “grande passo” e adesso, spendendo poco, si godono al vita a bordo del loro Ovni 41 Yakamoz. Ecco come ci sono riusciti e una tabella costi che vi sarà molto utile se deciderete di imitarli…
Lasciare tutto, mollare gli ormeggi e andare a vivere in barca. È un po’ il sogno di tutti, dal giovane avventuroso al pensionato. Ma sono (ancora) pochi, in Italia, quelli che decidono di fare il grande passo: probabilmente non lo desiderano fino in fondo perché restano legati alle “comodità” della terraferma o sono impauriti dai costi da sostenere vivendo a bordo. Eppure, “Si Può Fare”, come recita un bel libro scritto da Giampaolo Gentili, giunto alla terza ristampa. Si può fare, spendendo meno di 500 euro al mese, spiega Giampaolo, classe 1972 da Roma, che ha deciso di ‘cambiare rotta’ optando per una vita a basso costo e adesso naviga felice da 10 anni in Mediterraneo sul suo Ovni 41 Yakamoz con sua moglie Başak. Il loro itinerario li ha visti salpare da Tolone, in Francia e negli anni via via Corsica, Sardegna, Capraia, Elba, isole Ponziane, Eolie, Grecia, Turchia. Da circa otto anni incrociano stabilmente in Egeo.
Yakamoz è un Ovni 41 del 1987, costruito dal cantiere francese Alubat, famoso per le sue barche “giramondo” in alluminio. È lungo 13,30 metri, largo 4,30 e ha un dislocamento di 9 tonnellate. Lo scafo a spigolo ha una deriva mobile (0,80-2,30 m), che consente di poter navigare in tutta tranquillità nei posti dove ci sono acque basse.
Anche con meno di 500 euro…
“Davvero si riesce a vivere in barca con 500 euro al mese?”, gli abbiamo chiesto. “Lo so che a molti può sembrare un’eresia, ma dopo 10 anni di questa vita, confermo che con 500 euro al mese si vive bene, e molti vi riescono anche con meno. Ma è doverosa, a questo punto, qualche precisazione. Primo, dovremmo metterci d’accordo su cosa significhi ‘vita da sogno’. Per qualcuno equivale a non badare a spese, girare su una fuoriserie, bere Martini ogni giorno. Per noi significa, sentire il profumo del mare, vivere tra gli elementi della natura, sederci sul ponte e riempirci di un magnifico tramonto, magari sorseggiando un bel “te”, o un bicchiere di vino non per forza costoso, godendoci infine la cosa più preziosa e rara del mondo, il tempo. Premessa di tutto è senz’altro quella di far ogni cosa da soli, occuparsi di ogni questione tecnica relativa alla barca, manutenzione e vivere sempre alla fonda, nel teatro dell’Egeo. Credetemi in estate difficilmente si spendono più di 200€ al mese. Ovviamente le spese straordinarie vanno ripartire su un orizzonte temporale di 10 anni, tipo vele, motore, sartiame ecc. E sapersi adattare, saper aspettare che il “tempo migliori” in caso di difficoltà economiche, adeguare le vele come il miglior marinaio. Ma il punto fondamentale è un altro. Il cambiar vita significa abbandonare priorità sciocche a cui noi ci sentiamo legati quando inseriti nel solito contesto sociale: questa è una sorta di ribellione, protesta, un grido di decrescita che può avvenire anche con altri mezzi, non solo in barca a vela. La ricompensa è quella di sentirsi sempre più vicini alla libertà, alla felicità. Proprio il basso budget è la chiave di volta per ottenere tutto questo, perché solo così potrete andare avanti senza dover accettare i ben noti compromessi”.
A sinistra, Başak posa felice sotto il tangone: il motore, in ottica di risparmio, viene utilizzato il meno possibile. Quindi ben venga il vento da dietro per poter dare spi. A destra, Yakamoz ormeggiata cime a terra a Kaş, in Turchia.
Come è scattata la scintilla
Giampaolo e Başak, prima di diventare dei “liveabord” (termine inglese per indicare chi vive a bordo di barche) low-budget, conducevano un’esistenza caotica e stressante: “Prima del 2008 demmo fuoco alle polveri, aprendo e gestendo contemporaneamente tre attività commerciali (con l’aiuto di dipendenti ovviamente). Inoltre, Başak lavorava presso l’ambasciata turca e io all’Unicredit come consulente finanziario. Nel 2008 riducemmo dedicandoci alle tre attività commerciali, e nel 2010 chiudemmo l’ultima, da cui eravamo partiti, per suggellare definitivamente il cambio vita. La barca fu una felice coincidenza. In quel periodo di ricerca di un cambiamento, frequentammo un coso di vela: e non appena messo piede a bordo fu colpo di fulmine. Ma la vera ‘nuova percezione del mondo’ arrivò in seguito alla nostra prima e ultima regata d’altura, la Carthago Dilecta Est, Roma-Hammamet senza scalo. Fu lì che immersi totalmente nella natura liquida, tappeto d’osservazione di costellazioni mai osservate in terraferma, capimmo il da farsi: le questioni terricole acquistarono un’altra consistenza, e trovammo nel mare le risposte alle nostre domande di cambiamento. Quindi, come sempre sottolineo, la barca è stato ed è un magnifico mezzo, ma non il fine. Il fine è il cambiamento stesso”.
A sinistra, Giampaolo consulta il meteo prima di ogni navigazione importante. A destra, In navigazione in Egeo.
La scelta della barca
La coppia felice naviga su una “signora barca”, un Ovni 47, come se la sono potuta permettere? “Dopo aver venduto tutto, compreso la casa, chiuso i debiti e staccato luce e gas, dividemmo ciò che rimase stabilendo il budget che eravamo disposti a dedicare alla nostra casa-barca. Alla fine superammo un po’ la somma inizialmente prevista ma appunto a favore di una signora barca, che comunque essendo del 1987 aveva un valore pari a un terzo di un appartamento di 60 mq alle porte di Roma!”. Perché una barca in alluminio? “Perché cercavamo una barca robusta in grado di accudire le nostre membra in giro per il mondo, indipendentemente dalla latitudine scelta. Inoltre dopo varie considerazioni e 48 barche viste in circa un anno e mezzo in giro per l’Europa, comprendemmo essere il materiale che poteva garantirci un minimo di tenuta del mercato. Paradossalmente più costoso rispetto alle sorelle plasticose, ma più capace a farci rientrare dell’investimento qualora un imprevisto, o semplicemente un cambio di rotta, ci dovesse chiedere di vendere l’amata. Anche dopo diversi anni. L’Ovni poi, è una sorta di mito, non a torto considerata la 4×4 dei mari”.
Yakamoz ormeggiata cime a terra davanti all’anfiteatro greco di Knidos, in Anatolia. Giampaolo e Başak da 8 anni navigano stabilmente tra Turchia e Grecia: in Egeo la vita, anche in barca, costa meno. E soprattutto, è possibile ormeggiarsi cime a terra in paradisi come questo.
Le fonti di sostentamento
Come mantenersi a bordo? “Nella nuova piattaforma web appena inaugurata, SailyX.com, dedicata a chi vuole cambiare vita, spiego le nostre fonti di sostentamento. Si va dai libri, al charter, ai corsi cambio vita che teniamo sempre a bordo. Contiamo di integrare ulteriormente aprendoci a ogni possibilità. Ad esempio testo articoli di Osculati, producendo dei redazionali e video, dietro un compenso e via di questo passo. Come specificato sul nostro sito, è importante puntare a diverse voci, in quanto si ripartisce il rischio: difficilmente l’orchestra suona con tutti gli strumenti a disposizione”.
Sessione di yoga al mattino presto per Basak. Chi vuole può iscriversi a delle vere e proprie settimane di benessere a bordo di Yakamoz seguendo una dieta alimentare a base vegetariana e praticando yoga e “Antiginnastica”.
Non c’è tempo per annoiarsi
Piccola curiosità: dove ha la residenza chi vive in barca? “In Portogallo. Per pura coincidenza, grazie all’ospitalità di due carissimi amici, e per via del fatto che quel poco tempo trascorso in terraferma ci deve costare il meno possibile. Questo splendido paese è una panacea per le nostre tasche. Oltre il fatto che forse, chissà, stiamo preparando lo scenario alle nuove rotte di Yakamoz”. Figli? “No, abbiamo scelto di non averne. Nella vita non si può avere tutto, quindi probabilmente non proveremo mai la gioia immensa di un pargolo con le nostre sembianze. Ma per l’appunto abbiamo scelto di provare l’opposto, ovvero la libertà di non avere figli. Queste sono scelte ovviamente del tutto personali in cui conta ad esempio anche il credo e la contaminazione famigliare. Noi siamo atei e vediamo la vita come unico giro di giostra: decidiamo quindi di goderne da soli finché ci sarà corrente. Il dopo di noi, come dire, non ci interessa”. Non ci si annoia mai a bordo? Giampaolo risponde “Ni. Siamo essere umani e non facendo uso di sostanze stupefacenti, senz’altro anche noi viviamo momenti di noia. Ma è il termine a non essere propriamente corretto. Prendiamo la definizione letteraria: ‘Senso o motivo di malessere interiore, connesso a una prolungata condizione di uniformità e monotonia e talvolta associato a impazienza, irritazione, disgusto o di avvilimento psicologico derivante da mancanza d’interessi o da passiva indifferenza nei confronti della vita’. Capite che non è la noia che intendo io, perché in barca hai sempre da fare qualcosa, tra manutenzioni, operazioni quotidiane necessarie, incontri con altri navigatori, libri da leggere che non sono mai abbastanza, programmi, libertà di realizzare ogni idea che ti passa per la testa, e ogni cosa legata all’amore che abbiamo per la vita. Ecco, la noia, cioè quei brevi momenti di dolce far nulla, divetano occasioni in cui in realtà ci si rilassa. Attenzione, detto questo, aggiungo però che ognuno reagisce in base alla propria personalità, e affrontare una scelta di vita del genere senza avere interessi o passioni, rischia davvero di diventare un problema. All’inizio ci son stati dei momenti in cui mi sentivo un pesce fuor d’acqua, in quanto come hai capito venivo da una vita iper impegnata e stressante. Trovarsi di punto in bianco con tutto quel tempo a disposizione per me stesso, mi ha messo in difficoltà. Ma poi la natura ha svolto il suo ruolo di insegnante, e ha modificato la mia percezione avvicinandomi anche a dei ritmi più biologici, ed è lì che ho imparato a godere di questa immensa ricchezza che è il tempo. Solo che ora, avendo seguito la mia indole giocosa e curiosa, mi sono lanciato in tante iniziative e interessi che spesso mi fa dire che ‘lavoravo meno quando lavoravo’!”.
Molto più di semplici “testimonial”
Giampaolo e Başak sono molto più che due “testimonial” di questa vita libera a basso costo. Pensate che hanno persino istituito un “fondo” per aiutare chi ha deciso di cambiar vita a bordo di una barca, pur non avendo grandi possibilità. “A lui allunghiamo la nostra cima, con il fondo ‘una mano da Marinaio’ (scoprite di più su SailyX.com): a patto che rientri nei requisiti che abbiamo stabilito per poter beneficiare del fondo. Tra i quali ci sono il vivere a bordo pressoché 12 mesi l’anno, non avere proprietà immobiliari e un budget intorno ai 500 euro al mese. Inoltre l’ambizione del fondo è anche quella non solo di aiutare intervenendo nel momento del bisogno, dell’imprevisto, ma fornire un giorno direttamente una barca a un ragazzo, o una ragazza (a cui diamo per scelta la precedenza), che volesse intraprendere questa splendida vita, ma a cui manca un budget iniziale: inutile negare l’evidenza, gli hippy non ci sono più e i soldi appartengono alla generazione che oggi ha 50 anni e oltre; al giovane avventuroso serve una mano, e se già da solo dimostra audacia, capacità organizzative, idee per crearsi un giusto reddito e la voglia di fuggire da una società incatenante fondata su una gabbia invisibile che si chiama “comfort zone”, allora si merita una chance, e noi speriamo di dargliela”.
A sinistra, il libro scritto nel 2013 da Giampaolo Gentili ed edito da Nutrimenti (13,60 euro, 176 pp) e giunto alla terza ristampa. A destra, c’è chi il tonno lo taglia con un grissino e chi, come Başak, con il martello!
Sette consigli per chi vuole vivere a bordo low budget (utili anche in crociera estiva)
1. Quando siete in banchina, o cime a terra che si rischiano danni alla barca. Optate per buone cime d’ormeggio. Giampaolo per la banchina consiglia una cima a 3 legnoli in poliestere per la sua elasticità e il buon rapporto qualità/prezzo.
2. Problemi all’entrobordo? Prima di mettervi le mani nei capelli, iniziate nel vano motore il gioco del “escludi cosa”. Controllate leveraggio, girante, perdite di gasolio, manicotti, collegamento serbatoi, filtri, iniettori, raccordi subito a monte del circuito etc… Se non trovate il guasto, tocca chiamare un meccanico.
3. Consultate anche i siti meteo gratuiti, ma tenendo sempre conto della loro possibile inaffidabilità (si basano su algoritmi e interpolando statistiche).
4. Riciclate e riutilizzate: un portaparabordi usato può diventare agilmente un portapinne. Spazio alla creatività: i marina pullulano di oggetti abbandonati che non aspettano altro di essere “riconvertiti”!
5. Video a bordo? Tale è stata la diffusione delle action-cam che il mercato quasi regala i modelli non di ultima generazione: sono ampiamente sufficienti a produrre ogni genere di scatto e video al massimo livello qualitativo.
6. Volete rivestire con tre euro la ruota del timone? Invece del pellame usate una sagolina da 5 mm di diametro. Per una ruota da 90 cm ne basteranno 50 metri.
7. Il miglior cibo a costo zero in barca? Il pesce che pescherete! Informatevi sempre se, nella zona in cui navigate, ci sono restrizioni sulla pesca, e se sono richiesti patentini: in Grecia, ad esempio, non si può praticare la pesca subacquea partendo dalla barca se non siete greci (ma immergendosi dalla battigia, nessun problema! Assurdità!).
*Abbiamo “carpito” questi consigli dalla piattaforma web di Giampaolo e Basak, www.sailyx.com
di Eugenio Ruocco




